Viaggio in Marocco: tra sostenibilità, contraddizioni e riflessioni

Viaggio in Marocco: tra sostenibilità, contraddizioni e riflessioni

Nei giorni scorsi abbiamo attraversato il Marocco da Marrakesh fino al deserto di Merzouga, passando per le gole del Dades e del Todra, convinti – o forse solo speranzosi – di poter fare un viaggio “sostenibile”. Avevamo preparato tutto con attenzione: shampoo solido nel beauty case, borracce cariche e zero plastica monouso, decisi a perseverare anche durante la vacanza nella nostra dieta senza carne, scegliendo alloggi locali piuttosto che grandi catene alberghiere. Eppure, giorno dopo giorno, questo Paese ci ha mostrato quanto la nostra idea di sostenibilità fosse in realtà parziale, fragile, e soprattutto filtrata da una visione profondamente occidentale. Le lenti del nostro stile di vita ci impediscono di vedere quale sfida mastodontica sia a livello globale la sostenibilità. Ma andiamo per passi!

Marrakesh e i primi contrasti

Marrakesh ci ha accolti con il suo caos affascinante e i suoi contrasti: giardini segreti rigogliosi e traffico impazzito, terrazze panoramiche e vicoli polverosi. Da lì siamo partiti verso sud, attraversando paesaggi maestosi e silenziosi, fermandoci a dormire in piccoli villaggi berberi, scoprendo il fascino delle gole del Dades e del Todra.

L’arrivo a Merzouga e il deserto che sorprende

Poi, l’arrivo a Merzouga, alle porte del deserto. Sabbia rossa, cielo infinito, silenzio che fa rumore, un caldo asfissiante che anche gli autoctoni stentano a riconoscere. Eppure, persino qui, tra le dune, al confine della civiltà, la modernità si fa sentire: i generatori che ronzano dietro i campi tendati nel deserto, i SUV che portano i turisti sulle dune a vedere l’alba sfrecciando tra le file ordinate di dromedari, i pozzi che si svuotano per riempire le piscine dei riad, i condizionatori che rinfrescano 24/24 ogni struttura turistica.

 

 

Turismo e risorse in crisi

È stato parlando con alcune persone del posto che abbiamo iniziato a mettere in discussione tutto. Una guida che ci ha accompagnato a scoprire le bellezze nascoste di Marrakesh, ci ha raccontato con amarezza come il turismo stia cambiando la sua terra. Non solo in termini culturali, ma anche materiali: il fabbisogno idrico è esploso, le oasi si stanno prosciugando, e l’agricoltura tradizionale – che per secoli ha sostenuto intere famiglie – oggi è sempre più sacrificata per far spazio alle esigenze del viaggiatore occidentale. Le riserve idriche della città scarseggiano sempre di più e vengono usate per annaffiare i ben 12 campi di golf che circondano la città. Campi di golf. In una zona arida e a rischio siccità costante. Se ne sentiva il bisogno? Al turista facoltoso piacciono, che ci vuoi fare?

Il cambiamento climatico in Marocco

Anche i cambiamenti climatici si fanno sentire qui come nel resto del Pianeta, ci racconta sempre la nostra guida. La neve cadeva copiosa fino a pochi decenni fa sull’Atlante, rimpinguando i pozzi di tutto il Marocco. Ora la neve è più rara, le temperature si sono alzate anche in quota, cambiando il volto e le abitudini di tutto il territorio.

Voci dai villaggi rurali

Parlando con lui e con altre persone nella zona rurale di Tinghir, desiderose di raccontarsi e di raccontare il loro Paese, abbiamo iniziato a realizzare la parzialità limitata e ottusa della nostra idea di ecologia. Qui, sulle montagne, tra i villaggi isolati, fino al 2000 non c’era nemmeno l’elettricità nelle abitazioni. E per molti il bagno in casa era ancora un lusso. Il balzo in avanti è senz’altro stato positivo ma davvero rapido e non privo di contraddizioni. In molti rimpiangono il ritmo della vita di quei tempi, più a misura di uomo e più a misura della natura.

 

 

La sostenibilità occidentale: un’illusione?

Ancora di più ci ha colpiti la nostra inadeguatezza: quello che per noi è “sostenibile” – non mangiare carne, usare saponi solidi, evitare la plastica – in questo contesto appare come un esercizio spesso autoreferenziale, se non addirittura ingenuo. È come se ci concentrassimo sui dettagli per non vedere il quadro generale.
Il nostro zaino "green" non compensa l’impatto del nostro volo, né quello della filiera turistica che alimentiamo. Anzi, a volte le nostre richieste da viaggiatori “etici” costringono le strutture locali a investimenti antieconomici, inaccessibili o insensati per il contesto. L’acqua per una doccia lunga, anche se fatta con sapone vegano, rimane un lusso dove l'acqua manca. Le forniture di acqua in bottiglia per i nostri delicati apparati digerenti occidentali impattano senza pietà ma credo che nessun turista sia disposto a rinunciarvi.

Domande aperte sulla sostenibilità dei viaggi

Questo viaggio in Marocco non ci ha solo mostrato paesaggi incredibili (comunque davvero inaspettati!), ma ci ha costretti a guardarci allo specchio. Ci ha ricordato che la sostenibilità non può essere un’etichetta da appiccicare comodamente sulle proprie abitudini, ma deve essere un dialogo costante con il territorio, con le persone, con le risorse che ci ospitano.
Essere sostenibili, forse, non significa solo fare le scelte giuste, ma farsi le domande giuste. E viaggiare è da sempre il modo migliore per far nascere in noi punti interrogativi. Ma viaggiare a questo prezzo è sostenibile? È un bene perché ci porta ad ampliare i nostri orizzonti? È un male perché sottopone territori già provati ad un ulteriore stress?

Non abbiamo le risposte. Vi lasciamo con gli stessi interrogativi che il Marocco ci ha donato, sperando di trovare insieme, collettivamente la risposta giusta.

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