Cosmetica cruelty free

COSMESI CRUELTY-FREE: cerchiamo di capirci qualcosa!

Cosmetica cruelty free

 

A molti di noi sta a cuore il benessere e il rispetto degli animali. Anche quando compriamo un prodotto cosmetico. E coscienziosamente ci affidiamo alle informazioni in etichetta. Troviamo diciture più o meno chiare, tipo “Non testato sugli animali” o “Cruelty-free”, e disegnini carini di coniglietti felici. Bastano per stare tranquilli e acquistare il nostro prodotto per la cura del corpo con la sicurezza che nessun essere vivente sia stato sottoposto a torture e sofferenze?

Purtroppo non è così. E se davvero vogliamo contribuire alla fine di certe pratiche crudeli, dobbiamo avere la pazienza di approfondire la questione un po’ di più.

Cosa dice la legge in materia di test sugli animali?

 

Partiamo dalla teoria e cerchiamo di capire cosa dice la legge europea, tenendo comunque a mente che moltissime industrie della cosmesi operano a livello mondiale e quindi possono comportarsi bene qui e malissimo da qualche altra parte. Dal 2013 in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea è vietata la commercializzazione di cosmetici testati sugli animali. Quindi qualunque prodotto fabbricato e venduto in Europa è in tal senso sicuro. Per questo motivo non hanno molto senso le certificazioni e i proclami in tal senso. Perché comunque vendere un prodotto testato sugli animali in Europa sarebbe illegale.

La direttiva europea non si limita a vietare i test sui prodotti finiti ma anche sui singoli ingredienti che li compongono. Fin qui tutto bene, andiamo tranquilli, direte voi. E invece purtroppo no. Perché non in tutto il mondo la legge tutela gli animali e vieta i test di sicurezza sulle cavie. Anzi. Nell’80% dei paesi del mondo i test non sono vietati e in alcuni (Cina in primis) sono addirittura obbligatori in molti casi per poter immettere i prodotti sul mercato.

 

Test sugli animali nei Paesi Extra Cee

 

Quindi il ragionamento da fare è piuttosto semplice: se un’azienda cosmetica decide di vendere in Cina, implicitamente accetta e favorisce il perpetrarsi della crudeltà sugli animali a scopi cosmetici. E purtroppo le multinazionali i cui prodotti troviamo sia sui nostri scaffali che su quelli cinesi sono moltissime e famosissime. Trovate online moltissime liste sempre aggiornate e affidabili di marchi che vendono in Cina e che quindi non possono certo definirsi “cruelty free” (qui trovate una lista aggiornatissima di brand invece “ puliti”).

Discorso a parte per i prodotti cosmetici fabbricati in Cina e commercializzati in Europa. In quel caso non c’è nessun obbligo di testarli sugli animali e quindi sono sicuri da quel punto di vista.

 

In cosa consistono i test sugli animali?

 

I test sugli animali per prodotti di cosmesi comprendono la valutazione degli effetti dell’applicazione cutanea e oculare ma non solo, studi sull’ingestione forzata e sulla quantità di prodotto che risulta letale. E tutto ciò nonostante ormai esistono alternative più che valide a queste partiche e si abbiano conoscenze approfondite sulla tossicità della maggior parte degli ingredienti impiegati per la formulazione dei prodotti per la cura del corpo.

Grazie ai progressi della ricerca scientifica ormai si può valutare la tollerabilità degli ingredienti e dei prodotti cosmetici su modelli in vitro (per esempio pelle umane ricostruita in laboratorio) arrivando a stabilire eventuali danni da irritazione, corrosione, fototossicità e assorbimento cutaneo.

Non ci sono quindi più motivi per testare i prodotti su esseri viventi. Eppure ancora molti lo fanno e l’unico modo che noi consumatori responsabili abbiamo per interrompere questa orribile pratica è non comprare i prodotti di questi marchi.

Test su animali

 

Anche la Cina verso la cosmesi cruelty-free (speriamo!)

 

La notizia buona però c’è: dal 1° gennaio 2021 anche la Cina ha iniziato un processo di transizione per eliminare almeno parzialmente i test sugli animali. La nuova legge riguarda la categoria dei cosmetici ordinari per la cura della pelle e della persona, come shampoo, make-up e profumi nella fase della pre-commercializzazione. Anche se rimangono ancora dei distinguo piuttosto complessi. Al momento solo la Francia è riuscita ad organizzarsi per esportare questo tipo di cosmetici verso la Cina senza dover passare attraverso i test animali. La speranza è che anche gli altri Stati si riescano a organizzare in tal senso.

Restano invece ancora in vigore per tutti i test sugli animali per i cosiddetti cosmetici speciali, come prodotti per la colorazione di capelli, permanente, protezione solare, anticaduta, prodotti per bambini. Anche i test sui prodotti post-vendita, che vengono effettuati in risposta a un reclamo del consumatore o a verifiche a campione del prodotto, continuano ad essere realizzati sugli animali. È comunque un primo passo e significa salvare da atroci sofferenze un numero comunque consistente di animali.

Per darvi un’idea dei numeri la Humane society international che si occupa della salvaguardia dei diritti degli animali a livello mondiale, sostiene che fino allo scorso anno, la Cina impone tre test sugli animali: uno per l'irritazione degli occhi e due per l'irritazione della pelle, sottoponendo tre conigli a ciascun test. Se il calcolo si basa sulle 13 mila nuove registrazioni ordinarie di cosmetici realizzate nel 2013 (l'ultimo anno per il quale sono disponibili i dati) il totale dei conigli utilizzati in un determinato anno è di ben 120 mila.

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