Acque bollenti

Acque bollenti

 Barriera corallina

Aree estese della Grande Barriera corallina australiana stanno morendo

 

  

L'estate bollente dell'emisfero australe

  

Durante l'ultima estate dell'emisfero sud, l'Australia è bruciata sotto un sole spietato. Incendi boschivi hanno consumato 16 800 000 ha di territorio nella parte sud-orientale dell'isola, distruggendo 5900 case, uccidendo almeno 33 persone e almeno un miliardo di animali, portando molte specie rare sull'orlo dell'estinzione.

Purtroppo, il grande caldo non ha fatto disastri solo sulla superficie ma, si scopre ora, anche più in profondità, sotto la superficie dell'oceano.

 

L'Australia vanta la più grande barriera corallina del mondo, la Great Barrier Reef che quest'anno ha affrontato la terza ondata di sbiancamento massivo in soli 5 anni. L'ecosistema terrestre e quello sottomarino simbolo del continente australiano sono stati entrambi violentati in maniera indelebile.

 

 

Sbiancamenti massicci sempre più frequenti

  

Lo sbiancamento della barriera corallina avviene quando la temperatura dell'acqua raggiunge picchi e i coralli espellono le alghe che generano la loro alimentazione attraverso la fotosintesi. Senza le alghe pigmentate, i coralli muoiono in fretta, trasformando la loro intricata foresta in un bianco cimitero disabitato. Le barriere possono riprendersi da sbiancamenti occasionali: i coralli più rapidi nella riscrescita impiegano circa una decina di anni per rigenerarsi.

 

 

Ma gli sbiancamenti massicci sulla Great Barrier Reef stanno diventando sempre più frequenti. Il primo registrato è avvenuto nel 1998. Ce ne sono stati altri 4 da quell'anno: nel 2002, 2016, 2017 e quello dello scorso anno. Lo sbiancamento della scorsa estate non è stato devastante come il più tragico, quello del 2016, quando quasi metà del versante nord della barriera, lungo quasi 2,300 km, morì. Eppure, i recenti episodi hanno già ucciso molte specie particolarmente sensibili al caldo. Quello che spaventa gli studiosi è che, per la prima volta, lo sbiancamento ha toccato anche la parte sud del reef, quella più vicina al polo, dove, in teoria, le acque dovrebbero essere più fredde. Non quest'anno evidentemente: a febbraio si è registrata la temperatura più alta della superficie oceanica da quando vengono effettuate le misurazioni, cioè da 120 anni a questa parte.

  Pesci barriera corallina

Tra negazionismo, interessi politici e economici

  

Per coloro che negano i cambiamenti climatici, le piogge bibliche che hanno spento gli incendi e contribuito ad abbassare la temperatura del mare, sono la prova che tanto le ondate di calore come le inondazioni sono semplicemente parte del ciclo naturale. Speranzosi, ci hanno mostrato foto di vegetazione pronta a sbocciare di nuovo. Ma se è vero che interi ecosistemi, come quello degli eucalipti si rigenera grazie al fuoco, è altrettanto vero che gli incendi eccezionali dello scorso anno hanno devastato anche foreste tropicali che non si riprenderanno in fretta e hanno ucciso almeno un terzo dei koala del New South Wales.

 

 

Quando si parla di distruzione della barriera, gli stessi negazionisti minimizzano e fanno affidamento sulla capacità della natura di recuperare e adattarsi. Secondo molti studiosi però gli effetti cumulativi dei recenti episodi di sbiancamento sarebbero irrecuperabili. La barriera non tornerà mai più la stessa e i coralli “sani” rimarranno confinati in aree sempre più piccole.

L'Australia, tra le grandi economie mondiali, è al secondo posto per emissioni di gas serra pro capite, battuta soltanto dall'Arabia Saudita. Senza contare le emissioni causate da petrolio e carbone esportati all'estero. Gli incendi dello scorso anno sono stati certo l'occasione per mettere sotto la lente di ingrandimento le strette connessioni tra il Partito Liberale del premier australiano, Scott Morrison, e le grandi industrie del petrolio, del carbone e del gas...

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